Derinkuyu: la città sotterranea sfuggita al sole

In Turchia, sotto le valli della Cappadocia, si cela un segreto scavato nella roccia. Si ritiene che i primi livelli siano stati creati dall'uomo. Frigi nell'VIII secolo a.C.. Più tardi, durante il Epoca bizantina (V-X secolo d.C.), la città si sviluppò fino a raggiungere la forma monumentale che vediamo oggi.
Al di sotto di queste valli, un'intera città si snoda a spirale verso il basso, come se un tempo l'umanità avesse cercato di sfuggire sia al sole sia al passare della storia.
Architettura, vita e strategia sotterranea
Derinkuyu non era un rifugio improvvisato ma una città costruita per durare. Fino a ventimila persone potevano vivere lì, insieme ad animali e provviste. Le cucine conservano ancora la fuliggine dei loro fuochi; dispense e cisterne un tempo contenevano grano e acqua. I frantoi per il vino e l'olio restano in silenzio, come in attesa di un altro raccolto.
Nei livelli più profondi c'erano scuole e cappelle. I bambini imparavano a leggere mentre le preghiere risuonavano in stanze a forma di croce. Pertanto, questo luogo divenne un ecosistema umano nell'ombra, in grado di sostenere la vita per settimane o addirittura mesi.
Oltre cinquanta condotti di ventilazione mantenevano l'aria in movimento. Di conseguenza, correnti invisibili sembravano respirare con la comunità. Quando il pericolo si avvicinava, imponenti porte di pietra bloccavano gli ingressi. Così, ogni livello poteva essere sigillato in un istante, lasciando solo silenzio e sicurezza nell'oscurità.
La vita non si è sempre svolta sottoterra. In tempi di pace, la gente tornava in superficie per coltivare la terra e vivere sotto il cielo. Tuttavia, nei momenti di minaccia, scendevano con solo l'essenziale. In questo modo, Derinkuyu esisteva tra due mondi: sopra, la fragile luce; sotto, il solido rifugio della pietra.
Il silenzio che respira
Chiunque entri oggi a Derinkuyu avverte una strana presenza. Il silenzio non è vuoto; è piuttosto profondamente umano, come se ogni muro custodisse ancora ricordi incapaci di svanire. In effetti, è un antico mormorio che si aggrappa alla pelle.
La leggenda del bambino senza sole
Non aveva mai visto il sole.
Il suo mondo era fatto di stretti tunnel, lampade tremolanti e sussurri che non si alzavano mai troppo forte, per paura di risvegliare qualcosa nascosto nella pietra.
Intorno a lui si estendevano sale riunioni, condotti infiniti e corridoi che si dividevano come vene in un corpo vivente. Tutto era sigillato, tutto aveva il suo ordine.
Eppure c'era un posto che lo turbava: il condotto di ventilazione. Da lì, a volte, giungeva un'aria diversa, il debole profumo dell'ignoto.
Una notte, ignorando gli avvertimenti degli anziani, appoggiò il palmo della mano contro il muro. La pietra era fredda... eppure pulsava.
Nessuno sa se quel bambino sia mai esistito o se fosse solo una visione nata dalla polvere e dall'oscurità. Eppure, una volta che si risale in superficie, si avverte qualcosa che lo segue dal basso.
Premi. Chiama. Una vita sepolta che ancora aspetta.








