✈️ I viaggi di Miles – Episodio 7: Il linguaggio di Betsy (Laurenziana, Firenze)

Firenze Stava albeggiando con una luce limpida. Miles aveva raggiunto il Biblioteca Medicea Laurenziana, Aveva appena riaperto dopo settimane di manutenzione. Salì la scalinata di Michelangelo con la sensazione di camminare su un palcoscenico d'altri tempi, dove la pietra sembrava fluire e respirare.
Nella sala di lettura, il silenzio aveva un significato antico. Tra teche e scrivanie, i manoscritti dormivano senza polvere. Poi udì una voce dolce:
—Scusi... come mai c'è scritto "anima"?
("Mi scusi... come si dice 'anima'?")
Miles si voltò. Una donna dai capelli biondi teneva in mano una guida e un quaderno pieno di cancellature.
—Anima -disse- si parla di un'anima.
(“Anima. Si dice un'anima.”)
—Bellissima parola.
(Bellissima parola.)
Sorrisero con quel sollievo che si prova quando qualcuno ti traduce il mondo. Si presentò come Betsy, Inglese di Londra, si trovava a Firenze per fare ricerche sugli umanisti. Parlava inglese, con qualche coraggiosa incursione in italiano.
Camminarono lentamente. Lei indicò una vetrina:
—Vuoi leggere qualcosa ad alta voce? Proprio in coda...
(Potresti leggere qualcosa ad alta voce? Solo una riga...)
Miles legge dal Virgilio Laurenziano, a bassa voce:
Forsan et haec olim meminisse juvabit…
(Forse un giorno lo ricorderemo anche con gioia.)
—Questo è confortante.
(È confortante.)
—Oppure pericoloso.
(O pericoloso.)
Risero. Era una risata piccola, ma precisa, come una nota ben piazzata. Continuarono verso Bibbia AmiatinaBetsy fece un leggero inchino, quasi in segno di riverenza.
—Sembra vivo.
(Si sente viva.)
Miles pensò - e non disse -: come te.
La campana annunciò la chiusura della sezione monumentale. I due si guardarono con quel gesto del "già?" che ferma ciò che sta appena iniziando.
—Qui chiudono presto.
(Qui chiudono presto.)
—Anche il silenzio rispetta l'orario d'ufficio.
(Anche il silenzio ha il suo orario d'ufficio.)
Nel cortile, la luce di Firenze Verso sera si stava facendo buio. Betsy si abbottonò il cappotto:
—Mi aiuteresti a ordinare un caffè domani? Il mio italiano crolla a "macchiato".
(Mi aiuteresti a ordinare un caffè domani? Il mio italiano sta andando a rotoli con il "macchiato".)
Miles annuì con un breve sorriso.
—Sarebbe un mio dovere scientifico.
(Sarebbe un mio dovere scientifico.)
Vicino all'uscita, lo hanno chiarito, senza drammi:
—Ci vediamo domani? Stesso posto, dopo le dieci?
(Ci vediamo domani? Proprio qui, dopo le dieci?)
—Domani, —disse— dopo le dieci.
(Domani, dopo le dieci.)
Florence respirò; la pietra rimase dietro di lei nel suo silenzio ordinato. In tasca, Miles infilò una frase che non aveva bisogno di traduzione: mattina, caffèE per la prima volta da molto tempo, non aveva fretta di fuggire dal futuro.
versione inglese
✈️ I viaggi di Miles – Episodio 7: Il linguaggio di Betsy (Laurenziana, Firenze)

Firenze si svegliò con una luce chiara. Migliaia di persone erano arrivate al Biblioteca Medicea Laurenziana, riaperta di recente dopo settimane di manutenzione. Salì la scalinata di Michelangelo con la sensazione di salire su un palcoscenico d'altri tempi, dove la pietra sembrava fluire e respirare.
Nella sala di lettura, il silenzio aveva un'antica arte. Tra armadi e scrivanie, i manoscritti dormivano senza polvere. Poi udii una voce gentile:
—Scusi... come mai c'è scritto "anima"?
("Mi scusi... come si dice 'anima'?")
Miles si voltò. Una donna bionda teneva in mano una guida e un quaderno pieni di cancellature.
—Anima —disse— si parla di un'anima.
(“Anima. Diresti un'anima.”)
—Bellissima parola.
Sorrisero con il sollievo che si prova quando qualcuno ti traduce il mondo. Si presentò come Betsy, da Londra, a Firenze per fare ricerche sugli umanisti. Parlava inglese con piccole e coraggiose incursioni nell'italiano.
Camminarono lentamente. Lei indicò una vetrina:
—Vuoi leggere qualcosa ad alta voce? Proprio in coda...
Miles legge dal Virgilio Laurenziano, sottovoce:
Forsan et haec olim meminisse iuvabit…
(«Forse un giorno saremo anche lieti di ricordarlo.»)
—Questo è confortante.
—Oppure pericoloso.
Risero. Una risata piccola, ma precisa, come una nota ben piazzata. Passarono al Bibbia Amiatina; Betsy si sporse in avanti, quasi con riverenza.
—Sembra vivo.
Miles pensò - e non disse -: come te.
La campanella annunciava la chiusura dell'area monumentale. Si guardarono con quel "già?" che interrompe ciò che si è appena iniziato.
—Qui chiudono presto.
—Anche il silenzio rispetta l'orario d'ufficio.
Nel cortile, di Firenze la luce si fece più intensa verso il pomeriggio. Betsy abbottonò il cappotto:
—Mi aiuteresti a ordinare un caffè domani? Il mio italiano crolla a "macchiato".
Miles annuì con un breve sorriso.
—Sarebbe un mio dovere scientifico.
Vicino all'uscita, lo hanno chiarito, senza drammi:
—Ci vediamo domani? Stesso posto, dopo le dieci?
—Domani, ha detto, dopo le dieci.
Florence respirò; la pietra rimase lì, nel suo silenzio ordinato. In tasca, Miles teneva una frase che non aveva bisogno di traduzione: domani, caffèE per la prima volta da molto tempo, non sentì più il bisogno di scappare dal futuro.
